Storia
Un’altra caratteristica di Castel del Giudice è rappresentata dall’assoluta mancanza di conservazione di materiale cartaceo documentale, sono inoltre del tutto assenti antiche costruzioni risalenti ai secoli passati. Ciò perché i numerosi terremoti, da quello del 1456 che distrusse il castello dei Caldora in poi, hanno più volte raso al suolo l’intero paese. Il colpo di grazia all’abitato, e quindi anche agli archivi, fu dato dai tedeschi asserragliati sulla linea Gustav che l’8 novembre del 1943 diedero alle fiamme l’intero paese distruggendolo quasi totalmente.
La ricostruzione storica, quindi, è affidata in parte alla memoria tramandata di generazione in generazione, in parte ai documenti ufficiali e pergamene.
Esistono comunque dei lunghi periodi di cui si hanno poche notizie.
Castel del Giudice, per alcuni storici deriva da “Castrum Judicis”, per altri da “ Castellum Judicis “, il secondo forse frutto di una trasformazione del latino. Entrambi i termini danno comunque l’idea di una fortezza nella quale vi era un’autorità che amministrava la giustizia. I primi insediamenti nella zona risalgono al periodo Osco-Sannita ed essendo ai margini del Sannio primitivo Castel del Giudice ebbe la funzione di “statio”, luogo di riposo della transumanza anche perché terminale del tratturo “Sprondascino” - Castel del Giudice. Parte dell’antico tratturo è ancora visibile per la parte che dalla variante della attuale zona industriale porta al colle delle forche e poi verso il fiume, mentre un altro pezzo è stato utilizzato per costruire la strada che porta al Santuario della Saletta e poi si ricongiunge alla strada per Capracotta-Pescopennataro. Importanti ritrovamenti ( mura, reperti di vario genere e monete del periodo ) sono state rinvenute in località Salectu, in prossimità del Santuario della Madonna in Saletto, durante i lavori di restauro avvenuti qualche decennio fa. Secondo le testimonianze degli addetti, i ritrovamenti potrebbero risalire a oltre 2000 anni fa: i resti vennero poi ricoperti, come avveniva spesso, per non interrompere i lavori. Sarebbe interessante effettuare dei veri e propri scavi per saperne qualcosa in più. A parte questa testimonianza vi è un buco di diversi secoli in cui probabilmente c’erano insediamenti diffusi sul territorio, specie in prossimità dei colli e dei punti più alti, popolati da pastori seminomadi e contadini, sottoforma di “masserie” e costruzioni circolari in pietra, alcune delle quali sono ancora visibili.
E’ ancora visibile in località bosco selva, lungo la strada comunale che porta alle masserie “d ru casal”, il rudere di un convento benedettino. L’insediamento principale, corrispondente all’attuale paese, fu distrutto più volte. L’antico castello dei Caldora era ubicato nella parte più alta del paese attualmente occupata dalla torre dell’orologio ed alcune case private. Tra fantasia popolare e storia tramandata sembra che dal castello partisse un cunicolo, lungo qualche chilometro, che arrivava fino al colle delle forche, “ad furcas“, dove venivano giustiziati “assassini e briganti“ (forse venivano così definiti anche i dissidenti politici!).
L’epoca di maggiore notorietà fu comunque, senza ombra di dubbio, quella del periodo legato a Giacomo Caldora 1370-1439, cui Castel del Giudice diede i natali. Giacomo Caldora fu abile capitano di ventura, tra i maggiori della sua epoca: tra le sue imprese spicca la sconfitta inflitta, in quel di Colledimezzo, a Braccio da Montone che rimase ucciso sul campo. Dopo Giacomo Castel del Giudice passò sotto il dominio del figlio Antonio che era completamente diverso dal padre. Nel 1507 la città venne venduta a Fabrizio Colonna, nel 1559 passò a Lucrezia della Castagna e nel 1592 a Gaspare Castiglione.
Nel 1629, come riferiscono documenti del Regno di Napoli, Castel del Giudice è una “camera riservata” ossia esente da tasse e gabelle. Dal 1686 fino alla fine della feudalità, il paese passa alla famiglia D’Alessandro.
Dopo quella data Castel del Giudice seguì le vicissitudini del regno di Napoli, di cui faceva parte, fino al 1860 quando Garibaldi liberò il sud. Da segnalare che tutti i paesi dell’attuale Provincia di Isernia parteggiarono per i Borboni contro i Garibaldini.
In seguito il paese ha seguito le sorti del mezzogiorno d’Italia, vivendone tutte le contraddizioni e le miserie e non facendo quasi nulla per riscattarsi. Personalmente credo che per alcuni secoli gli abitanti di questo comune, come di altri piccoli comuni dell’alto Molise siano vissuti nelle stesse condizioni di precarietà, sottosviluppo e povertà assoluta: nel XIX e XX secolo esattamente come nel XV, senza che la rivoluzione industriale condizionasse minimamente il primitivo modo di lavorare e di vivere.
Il resto fa parte della storia moderna: le due guerre mondiali, che portarono un supplemento di fame e soprattutto la distruzione del paese. La ricostruzione è stata dura e faticosa ma proprio quando si era tornati alla “normalità” è arrivata la seconda e poi la terza massiccia ondata migratoria. Lo spopolamento lento fino a quel momento, ha avuto un’impennata tale da portare al declino: ciò è accaduto a molti comuni piccoli delle zone interne.
1) I riferimenti storici sono tratti da “ Castel del Giudice “ di Antonio Arduino, Arti Grafiche S. Giorgio Isernia 1981